Cercando di capire la giusta misura per una bici da corsa si entra in un campo di fantastiche leggende metropolitane. Il Mondo è popolato di guru che sanno dare consigli: l’amico ciclista, il suocero ex-corridore, il nipote atleta, l’amico che era quasi-professionista-ma-ha-dovuto-abbandonare-causa-incidente, il parente che aveva corso a livelli altissimi, anche se non sarà mai dato sapere a quale preciso livello; il contatto sul forum, che nemmeno abbiamo mai visto è che ha un nickname quanto meno turbante come “delirio” oppure “belzebù”, e non sappiamo nemmeno come si chiama nella realtà, anzi, non sappiamo nemmeno se sia un uomo o una donna, un idraulico o pompiere, oppure un negoziante in incognito (ce ne sono molti) che stanno cercando di venderci qualcosa; figure leggendarie in grado di consigliare benissimo gli altri, solitamente un po’ meno loro stessi.

E così saltano fuori metodologie di misurazione in grado di competere con la fantasia di Walt Disney, con tecniche simili a quelle di Mago Merlino. La frase più comune che si sente dire è “avete una bici usata? Mi ci vuole un 56”. Come fare a spiegargli che questo genere di misura era in uso fino a circa il 1995, ovvero con l’uso dei telai di concezione tradizionale, e sono più di 20 anni che le misure vengono prese in altro modo?

E ancora, frasi tipo “ma così non tocco in terra con le punte”. L’altezza della sella è in proporzione con la distanza sella – pedali, se noi abbiamo una bici alta da terra non si toccherà bene, è chiaro, ma questo non importa nel confort di marcia.

Pochi principi ma chiari

Allora, non avendo la possibilità di fare una visita biomeccanica o non potendosi affidare ad un negoziante esperto, quali parametri bisogna usare? La prima cosa da sapere è l’altezza del cavallo, ovvero la lunghezza delle gambe: da qui moltiplicando il dato per un numero fisso che è 0,885 otterremo una altezza sella indicativa, da centro movimento centrale a sopra sella. Quindi se per ipotesi noi misuriamo un cavallo di 86 cm, avremo una sella a 76 cm di altezza. Chiaramente questa misura non è una legge fissa: bisognerebbe valutare altre cose come l’elasticità della persona e le percorrenze. Ma con questo dato possiamo regolare la sella ed avere già un colpo d’occhio sulla compatibilità della bici davanti a noi. Da tenere presente che usualmente nel fuoristrada si tiene la sella leggermente più bassa.

Reach e Stack

L’altezza del telaio al giorno d’oggi conta poco con le geometrie sloping. I fattori che determinano oggi le misure sono il reach e lo stack prevalentemente. Ci sono poi ovviamente altre misure importanti, ma queste sono veramente fondamentali. Il reach è la distanza che intercorre dal movimento centrale alla parte superiore del tubo sterzo, e che quindi determina la lunghezza del telaio in proporzione al proprio angolo di pedalata. La lunghezza invece dipende da diversi fattori, e bisogna dire che la posizione in bici negli ultimi anni si è modificata: la tendenza sia nel corsa che nel mountain bike è quella di avere una posizione più raccolta, bici più corta. Tutto deve essere proporzionato all’altezza della persona. Questo vuol dire che se una persona di 1,85 m per stare bene su di una bici da corsa deve montare un attacco di soli 80 mm, c’è qualcosa che non va’ nel telaio. E comunque più corti sì, ma a patto di distendere la schiena: una schiena non distesa diventa fonte di dolore, solitamente nella parte lombare.

Lo stack è l’altezza della parte superiore del tubo sterzo presa partendo dal movimento centrale. Anche qui ovviamente quindi in proporzione all’angolo di pedalata. L’altezza del tubo sterzo è fondamentale per capire se una bici è calibrata su di noi. Da esso infatti dipenderà l’inclinazione della nostra schiena in bici. In linea di massima una persona poco flessibile che necessita di un manubrio alto dovrà usare uno stack alto, altrimenti sarà costretto a lavorare di spessori e di attacchi manubri regolabili sullo sterzo. Una persona flessibile e magari anche con le braccia piuttosto lunghe proporzionatamente al resto del corpo necessiterà di uno stack basso, altrimenti non riuscirà a distendersi come vorrebbe. E anche l’aerodinamica ne sarà negativamente influenzata.

Come muoversi quindi

Qual è quindi la cosa migliore da fare? Se si tratta di una prima bici o comunque di una situazione con poca esperienza, la scelta che non lascia dubbi è una visita biomeccanica prima dell’acquisto. Se, come già detto, per vari motivi non abbiamo la possibilità di fare questo passo, la cosa da fare è provare la bici. Dove “provare” non sta per un giro in un cortile o all’interno di un garage sopra dei rulli. Per capire se una bici fa per noi dobbiamo starci sopra dei km, e quindi l’opzione migliore sarebbe noleggiarla. Se si tratta invece di una bici che segna per voi una evoluzione, premesso che la visita biomeccanica è sempre la migliore scelta, in assenza di essa potete comunque basarvi sulla vecchia bici ed estrapolare piccoli cambiamenti per ottenere piccoli miglioramenti. Piccoli, perché ogni cambiamento richiede adattamento, e in assenza di gravi problemi meglio non stravolgere le cose ma aggiustarle piano piano.

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