Per anni il nostro marchio ha fatto fatica a essere apprezzato come costruttore di MTB. “MTB Italiana? Le mountain bike sono nate in America”, è quello che sentiamo spesso dire quando abbiamo proponiamo i nostri modelli off-road. Ci sarebbe da obiettare che il ciclismo è nato in una fase dove Francia, Germania e Italia si contendono il primato di prima bici e prima competizione.
L’errore degli Italiani: non credere nella mtb fin da subito
Quando sono arrivate le prime mountain bike, i marchi Italiani, costruttori di bici ma anche di gruppi cambio, noi compresi, abbiamo accolto la notizia con aria da snob. Gli Italiani erano “I Costruttori”, e nulla avrebbe intaccato la loro leadership. Non è stato così. La mountain bike è stato un boom. E le mtb italiane sono arrivate tardi. E non si sono più affermate come avrebbero potuto. Non solo. La mountain bike è da sempre un mezzo che tende la mano al neofita. Molto più che la bici da corsa, vista come più impegnativa, con un manubrio difficile da capire, con rapporti lunghi che richiedono allenamento. I neofiti che hanno iniziato a pedalare con la mountain bike sono poi passati alla bici da corsa. Ma si sono portati dietro il nome e il prestigio dei marchi produttori di mtb, e hanno scelto questi marchi anche per le bici da strada.
L’Italia non rimane a guardare
Non tutti hanno capito subito l’importanza di questa novità Americana. Sicuramente però i primi a rimboccarsi le maniche in Europa sono stati gli Italiani. Se il Primo Campionato del mondo si è tenuto in Colorado, il secondo è stato a Lucca nel 1991. Ma da allora molto è cambiato anche nella produzione Americana. Gli artigiani che avevano inventato e creato il mountain biking hanno lasciato spazio alle grosse aziende. Alcuni marchi sono stati acquisiti da multinazionali, mentre altri sono scomparsi. Alcuni esempi: Pro-Flex, una delle primissime full suspended, super leggera. Oppure Klein, una delle mtb più gettonate degli anni ’90.
In sostanza, i marchi americani che vediamo oggi hanno poco a che vedere con i fondatori del mountain biking.
Tecnica
I marchi americani sono stati accreditati dal pubblico di un grande knowledge nella telaistica. In realtà, come appena detto, i veri artigiani del mountain bike non sono i grandi marchi che vediamo oggi. E se applichiamo le nostre conoscenze, troviamo molte incongruenze nelle geometrie e nello studio di molte blasonate mtb. Per esempio fino a pochi anni fa era consuetudine costruire i telai con tubi piantone con angoli molto alti. Una qualsiasi mtb italiana ha sempre avuto angoli più rilassati per regalare più trazione in salita e rivelarsi meno scorbutica in discesa. Ci sono ancora molte mtb sul mercato con movimenti centrali troppo bassi da terra, che offrono un facile punto di impatto nello scavalcare un ostacolo. La moda poi del super-sloping ha portato a bici forse esteticamente più aggressive, ma anche più rigide, dove la rigidità – nel fuoristrada – non è propriamente un bene.
Considerazioni Finali
Chi sceglie la bici di un grande marchio amerciano persando di scegliere una discendenza dai padri fondatori dell’mtb, prende un abbaglio. Ci sono ancora – pochi – artigiani telaisti in America che portano avanti una tradizione pura, come noi portiamo avanti la tradizione dei telaisti italiani, rinomati in tutto il Mondo. Una mtb italiana oggi è paradossalmente una scelta più tradizionale rispetto alla produzione di una multinazionale d’oltreoceano, perché mantiene comunque un filo conduttore con l’artigianalità. Il mountain bike infatti è nato dalla più pura artigianalità, e questo è una verità assoluta che viene spesso dimenticata.