Cambio di leadership nella Federazione Ciclistica Statunitense. Arriva Rob DeMartini, che ha di fronte a sé un compito difficile: riuscire ad invertire la tendenza alla diminuzione di tesserati che si sta verificando in America ogni anno dal 2012 a questa parte. Come vuole rimediare DeMartini? Semplicemente dice che vogliono dare più valore al loro tesseramento a tutti, non solo agli agonisti. Ogni persona che ha una bicicletta in casa deve sentire che tesserandosi per l’USA Cycling acquisisce un qualcosa in più.

Detta così sembrerebbe una strategia scontata, ma in realtà in Italia stiamo facendo l’esatto opposto. In quest’ottica la nazione che ha innovato – manco a dirlo – è stato il Regno Unito. Le differenze macroscopiche tra Federciclismo e British Cycling saltano all’occhio come mattoni anche solo dalla newsletter: quella Italiana piena di comunicati e gare, quella Inglese ricca di pubblicità di viaggi in bici e biglietti omaggio per andare a vedere le gare di pista dei prof.

Questo è un banale esempio, il problema in realtà è grosso. La British Cycling offre diverse tipologie di tesseramento, più o meno costose, e viene fatta tutta online. La tessera viene consegnata a casa nel giro di 3 – 4 giorni, che sia Giugno, Ferragosto o Natale. Burocrazia zero. Nessuna firma. Solo una fototessera, un paio di “acconsento” ed il pagamento. Con particolare attenzione al cicloturista, che può sottoscrivere un tesseramento molto economico e comunque ricevere biglietti omaggio, scontistiche e godere dell’assicurazione per strada. E questo costa molto meno che in Italia. E per gareggiare? Semplice, basta sottoscrivere la tessera da competizione, e con quella presentarsi al via, dove si vuole, senza nemmeno pre-iscrizione. Più o meno questa è la stessa situazione che hanno anche in America.

 

Qui da noi l’amatore è considerato zero. Questo innesca tutto uno scenario che porta anche in parte a spiegare l’enorme buco economico della FCI. I tesserati fra gli amatori sono pochissimi in proporzione agli altri enti. La FCI dovrebbe dominare a mani basse, invece entra in competizione con enti meno specifici del ciclismo, fino ad arrivare a ridicole imposizioni e carnevalate come accordi per poter partire alle gare, manifestazioni dove non saranno accettati gli enti paralleli e gare dove i tesserati FCI godono della prima griglia in partenza. Quando si arriva ad imporre vuole dire che da sé il tesseramento non ha nessun appeal.

In Inghilterra gli amatori si presentano ai velodromi, pagano e girano negli orari prestabiliti. Da noi gli amatori non sanno nemmeno che esistono i velodromi. Non c’è pubblicità, non c’è un richiamo, nulla. Anzi, agli amatori paganti nella maggior parte dei velodromi italiani è vietato l’ingresso. Non stiamo nemmeno a ricordare in che situazione versano le casse della pista italiana. Forse qualche amatore pagante gioverebbe, come avviene in pochissimi velodromi nel Nord.

Rob Demartini in pratica ammette la funzionalità del sistema Inglese, e si ripropone di replicarlo. Quando avverrà questo anche in Italia?

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