L’utilizzo di una bici gravel è la moda del momento per quel che riguarda il ciclismo muscolare, ovvero le bici non assistite. Sui fattori scatenanti questa nuova tendenza si potrebbe scrivere molto – la fuga dalle strade sempre più pericolose, la voglia di riconcigliarsi con la natura, la ricerca del viaggio, l’abbandono della competizione… insomma ci sono tantissimi motivi per passare al gravel. Ognuno ha la sua motivazione, e non parleremo in questa sede dei vari perché. Oggi vogliamo solo fare chiarezza su qual’è il reale utilizzo di una bici gravel, dei suoi limiti e dei suoi punti forza. Per capire se può essere la scelta giusta per un determinato ciclista oppure sia stata travisata.
Gravel, cosa significa e dove si trova
Gravel in Inglese significa ghiaia, molto semplicemente. Già questo dovrebbe bastare a far capire il giusto utilizzo della bici gravel. Cosa si intende per ghiaia? Strade sterrate facili, battute, dove volendo potrebbero passare anche le auto. Questo è l’ambiente ideale per la bici gravel. Il resto sono zone adattate. La gravel è molto malleabile, e può ovviamente anche andare sull’asfalto. Ma non è il suo terreno: non pretendete di ottenere la stessa scorrevevolezza di una bici da corsa. La gravel può andare anche in bosco e affrontare un single track. Ma non pretendete di avere la stessa facilità di guida di una mtb.
Storia e tecnica delle bici gravel
Le bici gravel esistono da sempre. Non come le intendiamo oggi, perché era diversa la tecnologia, e anche lo scopo d’uso. Le bici degli anni pre-guerra erano bici gravel nei fatti. Erano sì denominate bici da corsa, ma gareggiavano su strade sterrate, e per questo avevano pneumatici di sezione larga ed erano molto robuste. Le bici da ciclocross sono sorelle delle gravel. Quasi identiche. La differenza sta solo nella destinazione d’uso: la ciclocross è espressamente pensata per la competizione, e quindi estremizzata nella tecnica e nelle geometrie. La gravel è più rilassata. Le mountain bike sono bici che possono trasformarsi in gravel. Negli anni ’90 le mountain bike con manubrio da corsa erano piuttosto comuni. Ma molti ancora oggi sono intimiditi dall’uso di una curva manubrio, e preferiscono usare una mtb con copertoni scorrevoli.
La svolta tecnologia
Cosa ha permesso l’avvento delle moderne bici gravel? Non è stata un’idea geniale di qualcuno, o un nuovo prodotto rivoluzionario. E’ stata un’evoluzione tecnogica che ha portato allo sviluppo delle bici gravel.
- i freni a disco. Questi hanno permesso l’uso di copertoncini più larghi. I freni da bici da corsa classici, infatti, i cosidetti caliper, non riescono a lavorare con pneumatici di larghezza superiore ai 28 mm. C’erano poi i cantilever, usati nelle bici da ciclocross, che potevano ospitare gomme fino a 40 mm di larghezza, ma con una potenza frenante molto ridotta. I freni a disco invece hanno mantenuto la potenza frenante di un caliper con una gomma molto più larga.
- La rapportatura più agile. Le bici da corsa fino agli anni 2000 avevano le classiche corone 39/53, impossibili da spingere fuoristrada. Le mountain bike erno provviste di brutte guarniture triple. L’invenzione di guarniture compatte e bracci del cambio posteriore in grado di supportare cassette da 42, 46 o persino 50 anni ha cambiato per sempre il mondo delle bici, di tutti le tipologie.
- le curve manubrio compact e l’ergonomia delle leve freno/cambio. Negli ultimi 10 anni l’appoggio delle nostre mani si è rivoluzionato. I manubri sono più compatti in lunghezza ma più larghi. Le leve freno/cambio offrono ergonomie comode e facili da impugnare. Guidare una bici fuoristrada con un manubrio di 20 anni non era sicuramente facile come ora.
- la tecnologia degli pneumatici. Le gomme non solo si sono allargate, ma sono qualitativamente molto superiori a qualche anno. La scelta di tassellatura è molto ampia – mentre se pensiamo agli anni ’90, a come era limitata la varietà di copertoncini di ciclocross e bici da corsa. La nascita dei tubeless ha giocato un altro ruolo fondamentale.
- La mentalità. I ciclisti si sono evoluti, mettendo da parte tutti i preconcentti sulla non scorrevolezza di pneumatici di dimensioni maggiorate. La ricerca della leggerezza estrema. Le competizioni. Hanno tramutato tutto questo in desiderio di libertà, e oggi c’è meno esasperazione, più voglia di viaggiare.
I limiti di una bici gravel
Abbiam detto che il suo terreno ideale è la strada sterrata o leggermente ghiaiosa. Ora vediamo dove NON andare con una bici gravel, o comunque non andarci regolarmente.
- percorsi super sassosi. La maggior parte delle gravel è dotata di gomme da 40 mm di larghezza. Alcune arrivano a 44, ma sono comunque superfici troppo piccole per ammortizzare grossi sassi. Se un percorso sassoso è l’eccezione, basta moderare la velocità. Se è la regola, meglio prendere in considerazione una Monster Bike o una Mountain Bike, dotate di pneumatici di 50 – 58 mm di larghezza.
- discese troppo impegnative. Abbiamo comunque una curva manubrio in mano. Il manubrio più basso della sella. Una forcella rigida, o comunque ammortizzata con escursioni minime – dai 3 ai 5 cm. Il bilanciamento del peso è centrale, ma sicuramente non arretrato come si può spostare il peso con una mtb. Quindi, se la discesa tecnica è un’eccezione, procedere con cautela. Se è una regola, forse dovete pedalare con una mtb front suspended.
- salite troppo ripide. E’ vero che i rapporti sono cambiati molto negli ultimi anni. Le cassette sono più grandi, le guarniture più piccole. Ma non sono mai corti come quelli di una mountain bike, che invece solitamente opta per un 32 denti sull’anteriore. Quindi se incontrate casualmente una salita impossibile, potete spingere la bici a piedi per una volta. Ma se abitate in una zona di salite impossibili, forse dovete pensare a una mtb o a una gravel con opportune modifiche.
- terreni smossi. Si ritorna al punto 1. Le gomme sono larghe 40 mm. Perfette per le strade battute. Perfette anche per il fango. Sicuramente non idonee per la sabbia, il ghiaione spesso o la neve. Qui avrete necessità di gomme che galleggiano. Come quelle delle Monster Bike e delle Mountain bike.
Chi deve usare la gravel?
Il ciclista perfetto per l’utilizzo di una bici gravel è colui che pensa alla bici come svago e divertimento, con la bici sua fedele compagna di viaggio. I percorsi da scegliere dovrebbero essere al 60% sterrato facile, al 35% asfalto e solo per il 5% sterrato difficile, smosso o sassoso. L’approccio non competitivo lascia il tempo per rallentare e non rischiare di danneggiare la bici quando si incontra un terreno non idoneo. I tratti asfaltati sono delle sorte di trasferimenti, delle congiunzioni fra uno sterrato e l’atro. Se per voi l’asfalto rappresenta il 100% del vostro percorso, dovete usare una bici da corsa, più performante su questo terreno.
E’ piuttosto di moda fra i ciclisti gravel affrontare lunghe distanze. Questo nasce dalla passione per i viaggi, ma non è una regola e non spaventare il principiante. Se abbiamo a disposizione il percorso idoneo, un giro gravel anche solo di 1 ora – 1 ora e mezza è qualcosa di molto gratificante.
Qual’è la migliore gravel
Ovviamente qui ci si scontra con molte filosofie di pensiero. I gusti sono soggettivi e non si può pensare di imporre uno stile piuttosto che un altro. Noi abbiamo progettato le nostre bici gravel tenendo bene in mente i punti che abbiamo detto finora. Da qui nascono Alterego e Aurelia, quasi identiche, dissimili fra loro solamente nelle saldature. Queste sono bici robuste, fedeli compagne di viaggio per chi non si cura troppo della leggerezza ma vuole sicurezza e comodità di marcia. La gravel pura, in acciaio, con geometri morbide e rilassate, e una forcella in acciaio che aiuta molto nell’assorbimento delle vibrazioni.
Borea Gravel invece è stato pensato per alleggerire. Le tubazioni sono più fini e la forcella è in carbonio. Borea Gravel non cade nella competizione, ma va incontro alle esigenze di chi dovrà caricare dei bagagli, e quindi punta a contenere il peso sotto tutti i punti di vista. La guidabilità è simile a quella di Alterego e Aurelia, ma rimane un poco più reattiva.
Romea è una bici dal design moderno, leggera. La scelta per chi usa la gravel con diversi scopi. Non è solo un viaggio e non è solo un giretto di allenamento. Non è solo una passeggiata e non è solo un single track scorrevole pedalato a full gas. E’ una bici che può essere tutte queste cose, in giorni diversi. Meno specifica, più divertente.
Annibale è una evoluzione per andare incontro a chi pedala su percorsi molto accidentati. Con la sua forcella in carbonio alta 470 mm è anche perfetta per affrontare discese ripide in sicurezza. La possibilità di equipaggiare questa bici con gruppi cambio mtb la rende idonea anche per affrontare salite molto dure.
Conclusioni sull’utilizzo di una bici gravel
La gravel è una bici polivalente. E’ ottima sia per chi vuole iniziare e capire così qual è il suo terreo preferito, sia per chi pedala da tanto tempo e vuole optare per un qualcosa di più rilassato e divertente. L’utilizzo di una bici gravel però non deve essere confuso come un sostitutivo di bici più specialistiche. Se i nostri percorsi sono molto accidentati e vogliamo affrontarli a full gas, la mountain bike è la risposta. Se invece pedaliamo quasi solo esclusivamente su asfalto, la bici da corsa ci darà più soddisfazione. Per tutto il resto, ci sono le bici gravel!