In questi giorni, che seguono la morte di Michele Scarponi, uno dei favoriti per la conquista del Giro d’Italia 2017, è tornata alla ribalta la mai sopita polemica sulla sicurezza dei ciclisti sulle strade. Movimenti come #salvaiciclisti giustamente denunciano il sistema di leggi truffaldine utili solamente a scopo elettivo, quando in realtà in Italia nulla viene fatto in questa direzione. Ma il discorso è più ampio e grave purtroppo e, come tale, merita un approfondimento.
IL DIESEL-GATE
“It’s all about business”, dicono in America. Ovvero: Ci fanno credere mediaticamente che stanno facendo il nostro bene, ma si stanno riempiendo le tasche. E così succede che l’Europa spinge i motori Diesel, che miracolosamente diventano meno inquinanti dei benzina grazie al 15% di emissioni di Co2 inferiori ed ai miracolosi filtri anti-particolato, che fermano la quantità mostruosa di polveri sottili prodotti dai motori a Gasolio, anche 1000 volte superiori ai motori benzina. Peccato che poi succeda lo scandalo Volkswagen, che si scopra che centraline sia all’interno dell’auto sia delle macchine che fanno le verifiche siano truccate e che l’inquinamento causato dal Diesel sia a dir poco fuori controllo. Il professor Erckard Helmers della Triers University arriva persino a denunciare circa 70000 morti annue a causa di questa politica. E poi ogni anno a Dicembre si piange perché siamo costretti alle Domeniche di stop, alle targhe alterne…. Tutte soluzioni temporanee di nessuna utilità. Le soluzioni ci sarebbero: intanto in Giappone si lavora in direzione dell’elettrico. E se poi vogliamo essere totalmente “green” e non avere pensieri sul dove andranno smaltite queste tonnellate di batterie, nel Nord Europa incentivano l’uso della bicicletta nel tragitto casa – lavoro con sgravi fiscali. Pensateci: ogni volta che girate la chiave dell’auto il bruciatore di denaro si attiva. In paesi come Olanda o Gran Bretagna il risparmio è doppio.
PARCHEGGI E TRAFFICO
Le auto italiane sono più di 37 milioni, il più alto numero in Europa. Considerando che ci sono poco più di 38 milioni di patenti, si tratta di quasi un’auto a testa. L’auto non inquina solamente tramite i gas di scarico, ma anche con lo smaltimento dei suoi componenti e con l’usura che causa alle strade. E’ vero che negli ultimi anni la qualità delle strade è notevolmente peggiorata a causa della situazione economica non florida, ma è altrettanto vero che il numero di auto è aumentato, e questo sicuramente influisce in modo negativo. Ed il numero di vittime della strada sale in modo proporzionale al numero di auto circolanti. Da anni l’Associazione Vittime della strada chiede rispetto delle leggi. Siamo arrivati ad abbassare i limiti di velocità, ad un controllo scrupoloso di chi si mette alla guida in stato di ebbrezza, ma non si lavora in direzione di una svolta seria ed epocale: cambiare radicalmente la mobilità. In Olanda ci sono state lotte per arrivare ad avere una mobilità basata sulla bicicletta, ed ora sono i leader indiscussi in Europa per fluidità del traffico, basso numero di incidenti mortali, numero di parcheggi soddisfacente. Oltre ovviamente ad avere un numero di persone obese nettamente inferiore all’Italia.
NON MUOIONO SOLO I CICLISTI, ANZI
Alcune voci fuori dal coro, attraverso i social, hanno cavalcato la notizia della morte di Michele Scarponi con frasi e post inneggianti all’uccisione di ciclisti. Certamente fatto non nuovo su Facebook e comunque mai condannato dall’azienda Americana. Il fatto è che le vittime non sono assolutamente solo i ciclisti, anzi. Se siete fra quelli che “sì ma i ciclisti sono indisciplinati, se la cercano” sappiate che la maggior parte dei morti è proprio fra gli automobilisti, seguono poi i ciclomotori ed i pedoni (fonte Istat). Nel 2016 sono stati uccisi 61 bambini e non erano né ciclisti né soggetti “indisciplinati”.
LE PISTE CICLABILI, QUESTE SCONOSCIUTE
Molti si lamentano della mancanza di piste ciclabili, ma è solo la punta dell’iceberg: le piste ciclabili esistenti in Italia sono nella maggior parte dei casi progettate da persone incompetenti e con il solo scopo di sfruttare qualche fondo economico Europeo senza badare alla reale funzionalità della pista. La stragrande maggioranza di piste ciclabili in Italia non ha nemmeno il diritto di precedenza: ovvero vengono continuamente interrotte ad ogni via dove può passare un veicolo a motore. Spesso sono condivise con la pista pedonale, con rischio per entrambe le parti. Non raggiungono quasi mai punti di interesse, ovvero non collegano scuole e istituzioni con centri nevralgici. Spesso circolare su di una pista ciclabile è più pericoloso che pedalare su di una strada normale. Poi non lamentiamoci se i bambini del giorno d’oggi stanno tutto il giorno attaccati al tablet o alla televisione. Non hanno semplicemente ricevuto un’educazione per la loro mobilità.
LA BICI A PEDALATA ASSISTITA, SOLUZIONE FUTURISTICA
Facciamo due conti economici: lavorando a circa 10 km da casa, percorrete 20 km al giorno in auto, spendendo secondo Quattroruote circa 8 – 9 euro al giorno fra usura auto e carburante, quindi circa 160 – 180 euro al mese. Dovreste anche sommare assicurazione e bollo, ma non calcoliamoli, visto che sareste ugualmente possessori di un’auto, anche se non la usaste per andare al lavoro. Queste cifre vi dicono che nel giro di 1 solo anno ammortizzereste l’acquisto di una bici a pedalata assistita, e che a partire dal secondo anno in poi avreste un bel risparmio mensile. Questa la visione economica. Tutto il resto è totalmente a favore della bici: se solo il 2 % della popolazione si recasse al lavoro in bici, che risulta essere alla portata di tutti grazie allo sviluppo del settore elettrico, diminuirebbe il traffico, aumenterebbero notevolmente gli spazi di parcheggio, avremmo più benessere, meno inquinamento. E meno incidenti mortali, perché lo ricordiamo, sono i mezzi a motore che uccidono i loro conducenti e gli altri utilizzatori della strada. La strada non è una pista per auto, ma dovrebbe permettere a tutti di raggiungere un punto partendo da un altro punto, sia che lo si voglia raggiungere in auto, in bici, a piedi o in moto.