L’articolo del nostro magazine più letto nel 2022 è stato I nomi giusti dei componenti della bici. Segno che c’è perlomeno incertezza sui nomi delle varie parti della bici. Così abbiamo deciso di approfondire il discorso e di addentrarci un po’ di più nello specifico nelle varie parti della bici. Ma non solo: questa volta vi diremo anche come spesso vengono erroneamente chiamati e alterati i nomi giusti dei componenti della bici.
1 – La Sella
Partiamo dall’alto. Primo nostro punto di appoggio è la sella. O “sellino”, per i più romantici che utilizzano ancora questa parole un pochino più “vintage”. Quindi stop alle varie ricerche tipo “sedile della bici”, “sedia della bici”, “seduta della bici” che si vedono spesso.
La sella è posata sul reggisella, che non è il “tubo della sella”. Il reggisella è quasi sempre collegato al carro – o al telaio – della sella in modo diretto. Il carro / telaio della sella non sono le 2 “bacchette” sotto alla sella. Cioè sì lo sono, ma non si chiamano bacchette. Quando il reggisella non sostiene la sella direttamente, lo fa tramite un morsetto. Questo avviene nelle bici da donna, nelle bici da bambino e in tante bici d’epoca. Il morsetto non è mai applicato nelle bici da corsa o nelle mountain bike.
La sella ha uno scafo o scocca, che può essere costituito da diversi materiali come polimeri o fibra di carbonio, e una copertina superiore che può essere più o meno imbottita.
Il reggisella va a inserirsi nel telaio e viene fissato stringendo un dado nei telai in acciaio, oppure stringendo la vite di un collarino reggisella per la maggior parte delle bici da corsa o mtb. Alcune non hanno nessun collarino, semplicemente perché hanno un sistema a espander all’interno del telai.
2 – Il manubrio
Seconda parte di appoggio nostro sulla bici. Il manubrio, che non è “la barra”, come lo chiamano erroneamente chi italianizza l’Inglese “bar”. E soprattutto non è “il volante della bici”. Il manubrio puo’ essere dritto, con varie inclinazioni, nel caso di mtb, city bike, bici da bambino. Le bici da corsa e le gravel hanno la curva, quindi non “le corna”.
Il manubrio è fornito di tutti gli accessori di comando, ovvero le leve freno (e non semplicemente i freni, dove la parola indica qualcosa di più ampio e meno definito) e i comandi cambio. Nel caso delle curve da corsa il manubrio sarà rivestito da un nastro manubrio, mentre nella altre bici ci saranno delle manopole.
Il manubrio è collegato al resto della bici tramite l’attacco manubrio. Anticamente veniva chiamata pipetta. Sicuramente non è esatto chiamarlo “naso della bici”, come succede spesso, o “tubo del manubrio”. Oltretutto difficilmente comprensibili.
3 – Pedali
Andiamo al terzo e ultimo punto di appoggio del corpo alla bici. I pedali, che fanno ruotare le pedivelle. Più nello specifico, a sinistra abbiamo la pedivella sinistra, a destra abbiamo la guarnitura. Quindi per favore evitate di dire “la pedaliera”, oppure di dire i pedali pensando di aver indicato tutti i componenti della meccanica a centro bici. E non chiamatele nemmeno “manovelle”, che sembra più una traduzione macaronica dal francese Manivelle. Pedali, con perno pedale e cuscinetti all’interno, collegato alla pedivella, che ruota sull’asse del movimento centrale. A destra la guarnitura con gli ingranaggi della guarnitura. Azionati dal deragliatore, non “il cambio davanti” o “la leva che sposta le marce davanti”. Il deragliatore.
4 – Il telaio
Passiamo al punto che interessa noi telaisti in prima persona, e che genera molta confusione spesso anche fra gli esperti. Il telaio. La parte anteriore è la forcella, che può essere ammortizzata o rigida.
Il telaio è suddiviso in 2 macroparti: il triangolo anteriore e il triangolo posteriore. Quest’ultimo può essere ammortizzato nel caso delle mtb full suspended. Il triangolo anteriore è composto dal tubo orizzontale, il tubo sterzo, il tubo obliquo – dove normalmente viene applicato il portaborraccia, oppure ultimente viene inserita all’interno la batteria delle ebike – e il tubo piantone, detto anche tubo verticale.
Il triangolo posteriore è costituito dai foderi orizzontali e foderi superiori, dove viene alloggiato il ponticello freno, nel caso di bici rim brakes. I foderi vengono spesso cromati nel caso di bici dallo stile vintage. Il cambio viene collegato tramite la pendina cambio, parte soggetta spesso a rotture. La pendina è quasi sempre in alluminio, quindi non molto robusta, ma in questo modo si spezza o si piega senza danneggiare il telaio. A volte si evita anche di danneggiare il cambio. Esistono anche pendine in titanio, molto più robuste, che però potrebbero danneggiare il telaio in caso di caduta. Esistono inoltre anche telai vecchio stile, con pendine incorporate nel telaio.
Fra i nomi giusti dei componenti della bici attinenti al telaio, dobbiamo ricordare l’alloggiamento del movimento centrale, che accoglie le pedivelle. L’alloggiamento della serie sterzo, ovvero i cuscinetti che permettono allo sterzo di girare su se stesso. Varie bussole, come quelle che permettono l’entrata e l’uscita dei cavi o l’avvitamento dei portaborraccia. Le bussole che accolgono i freni.
5 – Le ruote
Sui nomi giusti dei componenti della bici, parlando di ruote, si potrebbe scrivere un libro. O meglio: sui nomi sbagliati. Per cominciare, molte persone credono che la parola “ruote” sia inerente alla parte di gomma. Ovviamente è sbagliato. Le gomme sono i copertoni, nel caso della mountain bike, o copertoncini, per la bici da corsa. Pneumatici, giusto, ma poco usato. I copertoncini o copertoni possono essere a camera d’aria – inserita all’interno – o tubeless. Cos’è il tubeless? Letteralmente dall’Inglese tube-less, ovvero senza tubo, senza camera d’aria. Come gli pneumatici delle auto. Tubeless, con il liquido antiforatura – e non “gel”, quello si usa per i capelli – dotati di valvola specifica tubeless e di modifica. Cos’è la modifica? Un nastro che chiude ogni possibile buco nel cerchio.
Il tubolare è incollato al cerchio. E’ uno pneumatico cucito intorno a una camera d’aria. Si differenzia dal tubeless perché è incollato, appunto, e quindi necessita di un cerchio costruito appositamente per tubolare. Quindi ricapitolando: copertoncino o copertone, che si aggancia alle sponde del cerchio e contiene una camera d’aria che va gonfiata; tubeless, che si aggancia alle sponde del cerchio e va gonfiato direttamente, perché ha cerchio sigillato e valvola di gonfiaggio inserita direttamente nel cerchio. Tubolare, usato solo su alcune bici da corsa, che va incollato al cerchio e si gonfia direttamente, perché si tratta di un corpo unico.
E poi nelle ruote c’è il mozzo al centro, da cui partono i raggi che sorreggono il cerchio tramite i nipples. Il cerchio in alluminio o acciaio è solitamente di basso profilo, mentre al giorno d’oggi esistono anche cerchi di alto profilo, soprattutto in carbonio.
6 – il gruppo frenante
I freni inducono molta confusione. Principalmente si parla di disc brakes (freni a disco) o rim brakes (freni al cerchio). I freni a disco possono essere meccanici – ovvero con pinza freno azionata dal filo che parte dalla leva freno – oppure idraulici – ovvero con olio che arriva alla pinza freno pompato dalla pompa dell’olio alla leva freno. Esiste una terza ipotesi, il semi-idraulico, dove la pompa dell’olio è situata direttamente alla pinza freno anziché alla leva, dove invece per azionare il sistema c’è un semplice filo freno.
Sui sistemi a disco c’è poco da dire. Principalmente, al di là del sistema dell’impianto frenante, ci sarà da distinguere fra dischi international standard, con 6 fori di avvitaggio, e sistemi centre lock, fissati con una ghiera multi dente al mozzo della ruota. Quest’ultimo sistema è ideato da Shimano e negli ultimi anni ha preso il netto sopravvento sui sistemi di fissaggio dei dischi alle ruote, ma esistono anche degli adattatori che permettono di usare i sistemi in modo combinato.
I sistemi frenanti a cerchio si dividono in caliper, v-brake e cantilever. Il caliper è quello della bici da corsa. L’archetto della pinza freno non permette il montaggio di copertonicini molto larghi. La pinzata però è potente e precisa. Il v-brake è quello adoperato sulle moderne mtb non a disco. Frenata molto forte, anche con copertoni larghi. Il cantilever è il sistema precedente al v-brake. E’ quasi scomparso, perché ha una forza frenante molto ridotta. Il suo pregio era quello di permettere l’utilizzo di pneumatici molto larghi. Oggi si trova solo su city bike, bici da ciclocross o mountain bike vintage.
Tutti questi sistemi vengono ora chiamati rim brakes, per differenziarli dai disc brakes. Rim, che in Inglese significa cerchio, perché fanno ad agire direttamente sul cerchio, più precisamente alla pista frenante.
7 – la trasmissione
Il punto in comune con la parte frenante sono i cavi e le guaine. Sempre che non parliamo di gruppi cambio elettronici, dove prevale il filo o addirittura il sistema wi-fi. In ogni caso, fermo restando che pochi sbagliano l’uso dei termini catena e cambio, molti inciampano nel nome degli ingranaggi posteriori, che sono la cassetta o pacco pignoni. La cassetta viene avvitata ad un componente della ruota che si chiama corpetto. Il corpetto ha delle mollettine all’interno che permettono il funzionamento della ruota libera, ovvero permette di smettere di pedalare mentre la bici continua la marcia. Senza questo sistema meccanico, i pedali sarebbero direttamente collegati alla ruota e quindi la bici si arresterebbe allo smettere di pedalare, come nelle bici da pista.
Il cambio è avvitato al telaio tramite la pendina cambio, di cui abbiamo già parlato, ed è composto da un braccio che sposta la gabbia. Questo braccio può essere in materiale composito nei modelli più economici, come si trova spesso nelle bici da bambino e nelle city bike. Oppure in alluminio o comunque metallo, come nelle bici di media e alta gamma. Alcuni produttori come Campagnolo producono il braccio del cambio in carbonio. La gabbia accoglie le “due rotelline del cambio”, che in realtà si chiamano pulegge, e sono essenziali per il tensionamento della catena. E sono anche soggette ad usura, anche se molti non lo sanno.
8 – componenti aggiuntivi
Cestino è sicuramente più aggraziato di “cesto”. I fanali oggi sono a led, mentre le dinamo sono fortemente in disuso. Esistono ancora delle dinamo al mozzo, molto costose per chi pratica gare di lunga resistenza, ma la capacità delle batterie dei fanali moderne le rende quasi antiquate. E poi ci sono i parafanghi, un po’ più elegante di “paraspruzzi da bici”. Abbiamo già menzionato inoltre il portaborraccia con annessa borraccia. Vanno aggiunti il portaattrezzi, che oggi può essere al portaborraccia oppure alla sella, e il portapacchi, che nelle bici da uomo è solo posteriore mentre nelle bici da donna è sia anteriore che posteriore.
9 – appunti extra
Qualche nota extra. Gravel in Inglese significa semplicemente ghiaia. Quindi potremmo tradurre le bici gravel con bici da ghiaia. Oppure più Italiano bici da sterrato. Anche se in realtà le bici da sterrato per antonomasia sarebbero le bici da ciclocross, che sono cugine strette con le gravel. Molti confondo le bici da ciclocross – che visivamente assomigliano alle bici da corsa – con le BMX. Lo abbiamo sentito dire spesso anche in TV, commentatori che parlano di ciclocross su video di BMX e viceversa. Questo avviene perché in effetti c’è una parte comune nella denominazione. BMX sta per bicycle-moto-cross. Le Bmx nascono infatti per emulare le moto da cross fra i ragazzi troppo giovani o che non si possono permettere una vera moto da cross. Niente a che vedere comunque come disciplina con il ciclocross. Nemmeno storicamente: se il BMX infatti nasce intorno agli anni ’60 negli USA, il ciclocross è attestato già dai primissimi anni del 1900 in Europa, soprattutto in Francia.
Per chiudere, due note per i nostalgici: qualcuno di voi ricorderà che all’apparizione delle mountain bike in Italia sono state chiamate a lungo “rampichino”, tanto che ancora oggi alcune manifestazioni fuoristrada prendono il nome da questo modo di dire ormai in disuso. Mentre la bici da corsa veniva chiamata Specialisssima dai più accaniti appassionati.