Viviamo in tempi in cui l’apparenza conta più della sostanza. Il mondo del ciclismo ruota attorno a grandi marchi che partono dal business come concetto iniziale. Generare denaro cercando il minor costo di produzione con il più alto margine di vendita.
In Daccordi partiamo dalla sostanza, dalla praticità e soprattutto partiamo dalla strada. I nostri progetti nascono pedalando, si evolvono al computer, e vengono verificati non con una sessione di controllo della qualità finale, ma durante l’intera fase di produzione.
Il design realizzato con computer e altri processi tecnologici all’avanguardia conferma l’importanza capitale dell’occhio del telaista. Solo un occhio esperto può interpretare personalmente i minimi dettagli finali che andranno a rendere ogni bicicletta un oggetto unico.
Le biciclette Daccordi sono macchine pensate per la la durata di una vita. Resistono a urti, imperfezioni stradali, competizioni, ogni tipo di clima, corrosione e tutte le altre situazioni che la vita da ciclista ci pone. Sono bici Italiane, discendenti della tradizione e della cultura del nostro paese in questo settore, e del saper fare tipico degli Italiani.
Per crearle, le testiamo personalmente. Le nostre bici non escono sul mercato seguendo la moda del momento. Sono biciclette che usiamo noi stessi. Che siano bici da strada o fuoristrada, il loro progetto parte dalla sostanza.
Costruire biciclette su misura e personalizzate significa rielaborare ogni volta il progetto e creare un nuovo design. È un’abilità di pochi. La maggior parte dei costruttori basa i propri progetti sui prodotti del passato, rivedendo e correggendo i progetti degli anni precedenti. Qualsiasi errore in un progetto finisce in una produzione sbagliata per un anno intero. L’intera produzione porta l’errore, che viene poi corretto l’anno successivo, su disegno del progettista.
Per noi ogni bici rappresenta una nuova produzione. Da un nuovo disegno. Questo è il motivo per cui ogni progetto non può permettersi l’errore. Questo perché elaboriamo anche micro-test durante la stessa produzione. Mettiamo alla prova i nostri telai fino alla paranoia perché non ammettiamo lo spreco tipico dell’era del consumismo. Non ammettiamo di sprecare lavoro e materiale.
Questa mentalità anti-consumismo ci porta spesso a riparare i telai rotti, anche se sono stati costruiti da altri. L’aver portato il nostro lavoro in paesi a basso costo di produzione ci ha portato a uno stile di vita usa e getta, dove acquistare un nuovo è più economico che riparare. Mentre noi Italiani sapevamo riparare, e non solo le bici.
Le nostre bici non hanno un semplice valore economico. Hanno un valore intrinseco di quegli oggetti speciali, mai uguali tra loro, che devono essere conservati negli anni. Discendono da decenni di tradizione. Si portano dentro la nostra anima, la scuola delle bici italiane.
Crediamo fermamente che in un universo parallelo in cui non siano stati inventati gli adesivi UCI e la manodopera in molti paesi non fosse così più economica – con tutti i quesiti etici che questo include -, i ciclisti professionisti sarebbero in sella alle nostre biciclette. Perché sono semplicemente creati attorno a un cuore di solidità e consistenza.