E’ sempre brutto apprendere di incidenti con gravi conseguenze per i ciclisti, ma ancor di più è venire a conoscenza di eventi come quelli che recentemente hanno portato al decesso del ciclista Australiano morto a causa delle lesioni facciali riportate per una caduta dovuta alla rottura della forcella della sua bici da corsa.
Sui Social alcuni colpevolizzano la Trek, costruttore della bici sotto inchiesta, ma noi non ci sentiamo di colpevolizzare la casa madre in quanto si apprende dalle fonti che la bici non era forse troppo vecchia, ma comunque non recentissima.
La domanda è sorta a molti: quando vanno cambiati i diversi componenti della bici per non compromettere la sicurezza? Facciamo un’analisi.
La componente principale: i materiali? No, il ciclista
Sui vari blog e citi di informazione ciclistica, dopo l’incidente, si sono sprecate le parole sulle differenze fra i vari materiali. Analizzeremo anche questo, perché giustamente importante, ma a nostro giudizio il fattore fondamentale che influenza la durata di una bicicletta è proprio il suo conducente, e questo ve lo possiamo garantire dalla nostra esperienza decennale sia sul campo di gare professionistiche sia affiancando amatori e cicloturisti. Stile di guida, peso corporeo, potenza, km annuali percorsi, e non ultimo attitudine alla manutenzione. Quanto e come possono influire? Cerchiamo di spiegarvelo attraverso alcuni esempi:
- Stile di guida: immaginate un ciclista accorto, che evita le buche, lo sconnesso, frena con cautela, cade molto raramente. Ora comparatelo con una sorta di ciclista schiacciasassi che prende pieno qualsiasi cosa gli si paventi davanti; cade anche 2 o 3 volte l’anno, senza conseguenze fisiche – ma chi lo sa se provoca danni interni ai materiali? – ama andare forte in discesa e tratta la bici come fosse un attrezzo che deve rispondere prontamente ai comandi ed obbedire in fretta. Vi sembra poca differenza? Noi valutiamo che un ciclista di peso medio accorto nella guida possa superarlo nel far durare il proprio mezzo del 60 – 80% in più rispetto ad uno dello stesso peso ma molto meno attento al proprio stile di guida.
- Peso corporeo: sembra banale e scontato, ma così non è. Ogni vibrazione del terreno è assorbita dalla bici con un carico sopra, il ciclista. Se il ciclista pesa circa 60 kg ha un impatto, viceversa un ciclista di 80 kg crea un impatto del 25% maggiore ad ogni piccola scossa da assorbire. Questo a lungo andare conta.
- Potenza: questa viene sempre ampliamente sottovalutata. Eppure vi diciamo per esperienza che una bici usata da un corridore Under23 o Elite, che quindi raggiunge potenze molto simili ai Professionisti, a fine di un solo anno spesso con 35 – 40000 km macinati è come si dice in gergo “snervata”, “finita”. La stessa bici in mano ad un cicloturista può durare 3 volte tanto.
- Km Annuali: questo è un parametro come quello delle auto, ma spesso viene inspiegabilmente ignorato con le biciclette. Una bici usata di 5 anni con 50000km percorsi sarà ben diversa da una di 5 anni con 120000 km sulle spalle.
- Manutenzione: ci sono ciclisti che escono con la pioggia, altri no. Alcuni lavano la bici ogni settimana, altri ogni anno. Alcuni portano la bici dal meccanico di fiducia ad ogni piccolo rumorino, altri aspettano che si rompa qualcosa. Tutto questo sul tempo crea un’influenza non da poco, con bici con usure stimate dal 10 al 30% a seconda di come è stata gestita la manutenzione.
Ed ecco i materiali
Sicuramente un aspetto non secondario. Nel corso degli anni si è ampliamente dimostrato come l’alluminio abbia una durata inferiore rispetto agli altri materiali, ma con i dovuti distinguo. Chiaramente a parità di materiale meno peso uguale meno robustezza, e quindi se parliamo del vecchio Daccordi Piuma prodotto da noi negli anni ’90 già al di sotto del chilogrammo di peso, sicuramente non vi garantiremmo la sua stabilità nell’usarlo ora.
Magari con un alluminio più pesante potremmo arrivare a telai che possono durare anche parecchio. Sicuramente il carbonio ha dimostrato di durare di più, e poi l’acciaio addirittura sta dimostrando di poter essere usato ancora per manifestazioni storiche senza pericolo. Una piccola parentesi che viene spesso ignorata dai commenti che abbiamo visto online: tecnica di costruzione.
Il povero Richard Stanton è morto a causa di una forcella in carbonio con stelo in alluminio incollato. L’incollaggio fra 2 materiali diversi è sempre difficile, e un po’ i costruttori stanno abbandonando questa tecnica, perché si è capito che la durata nel tempo è meno efficace che con l’incollaggio fra 2 materiali uguali.
La rottura interna, questo subdolo pericolo
L’utilizzo di fibre di carbonio ha creato un problema che non era presente nei normali materiali metallici, dove la rottura era quasi sempre ben visibile ad occhio nudo. Può succedere infatti che il carbonio, costituito da più fogli sovrapposti, possa rompersi internamente a seguito di una caduta o di un forte impatto con una buca. La conseguenza è una rottura improvvisa, una sgretolazione senza preavviso, comunemente chiamato “effetto vetro” del carbonio.
Se la vostra bici in carbonio ha subito un impatto, la miglior soluzione è di farla controllare dal produttore oppure da un artigiano costruttore.
Consigli
Per finire, vorremmo aggiungere di non sottovalutare una sostituzione periodica di alcuni componenti come manubrio, reggisella o attacco manubrio. Stesso discorso per le ruote.
Non rischiate la vita per cercare di risparmiare, ricordate di adeguare il vostro stile di guida in base anche all’anzianità ed allo stato di usura della bicicletta.