Vari designers da ogni parte del Mondo si sfidano spesso con progetti di bici di design super tecnologiche e che – soprattutto – rappresentino l’apice dello stile. A volte bici che fanno dello stile la loro unica arma. Altre, bici che trasudano prestazione. Eppure molti guardano alle bici “vere”, anzi alle bici vintage come il massimo dello stile.
Progetti di bici di design irreali
Diciamoci la verità: la maggior parte di questi disegni che ogni tanto passano sui social sono semplicemente buffonate. Ruote senza raggi, telai senza sella (li conosceva già Fantozzi…), manubri da cronometro scomodissimi, progettazione di cambi all’interno del telaio, del mozzo, del movimento centrale: tutti sistemi inutilizzabili. Lo stesso progetto viene pensato da designer che non hanno conoscenze tecniche della bici, e viene venduto svariate volte a più brands. A volte a casa automobilistiche, altre motociclistiche. Se effettuate un’attenta ricerca, troverete che lo stesso disegno di bici “avveniristica” è stato marchiato a volte da una famosa auto Italiana, altre da una casa automobilistica tedesca, altre volte porta effigi francesi.
Eppure se tutto il settore – aziende di gruppi cambio, aziende produttrici di telai e di accessori vari – in oltre 100 anni di storia si sono evolute in una direzione, ci sarà un perché. Il design delle bici è importante da sempre. Ma è importante anche che la bici possa essere messa su strada, che sia guidabile e comoda. Uno dei fattori più limitanti nella progettazione della bici è sempre stato il limite del peso. Se ci pensate bene, una bici oggi che pesa appena 7 kg deve poter portare persone anche di 100 kg e più, resistere alle buche delle nostre strade ed essere guidabili in discesa.
Il design che viene da lontano
E invece sono proprio i social che attestano come a molti amanti del design – probabilmente quelli a cui non preme vendere il proprio progetto a una casa automobilistica – amano la bici vera, quella utilizzabile. Anzi: quella vintage. Sì perché se ci fate caso molti amanti della bici di design idolatrano bici in acciaio, nel più puro stile classico, non prendendo nemmeno in considerazione le bici più avanzate tecnologicamente degli ultimi 30 anni. Diciamocelo: quante vetrine di negozi trovate addobbate con una super bici in carbonio di ultima evoluzione? E quante invece con una bici vintage restaurata? L’estetica della bici vintage piace, anche al “profano” di ciclismo.
Daccordi e il design della bici
La bici artigianale, quella costruita da un maestro telaista, ha un design differente da quello studiato a tavolino. Chi realizza un manufatto di questo tipo si impersonifica nel prodotto, e lo plasma con il suo carattere. E’ così per ogni bici artigianale, nata dal cuore e dalla passione, in una continua ricerca del miglioramento. Le bici Daccordi – tutte – hanno sempre portato dentro di loro l’estetica aggressiva, sportiva e competitiva di Luigi Daccordi, senza mai eccedere nell’eccessivo, nel troppo ricamato ed elaborato. La linea delle bici Daccordi era già futuro quando ancora c’era il Muro di Berlino: bici dall’estetica pulita, mai eccessiva ma grintosa. Forse per questo sono così tanto apprezzate da architetti e designers.
La Daccordi 50th Anniversary
La Cinquantesimo Anniversario, costruita nel 1987 in meno di 2000 pezzi, è considera a tutt’oggi una delle più belle bici mai realizzate. Il design e l’estetica si mescolavano perfettamente con la tecnologia dell’epoca: forcella con testa aerodinamica; cavi e guaine freno interni; carro posteriore super corto nella ricerca della massima rigidità. E’ forse questo mix di cose che oggi la rende una bici vintage dal valore altissimo, e che pochi si sognano di portare su strada, perché i fortunati possessori la custodiscono gelosamente su di un piedistallo.
Le bici da crono che resistono alla corsa contro il tempo che passa
I telai da crono vintage sono una sciccheria. Un qualcosa di irripetibile. Difficili da pedalare, anche se non impossibili: alcune bici oggi sono state trasformate in singlespeed, con un manubrio a corna di bue, dai tanti appassionati del genere. Altre sono in vendita a cifre esorbitanti.
I fortunati possessori di uno di questi rari modelli appendono la bici in una parete in salotto. Ma non bisogna essere degli esperti per essere totalmente catturati dall’estetica di queste bici da competizione esasperata, che oggi sono diventati estetica pura. A riconferma del fatto che il design scaturito dalla ricerca della prestazione spesso produce oggetti di estremo valore estetico.
bici di design e arte
E’ successo anche che le bici Daccordi si siano ritrovate protagoniste di un dipinto. E stiamo ancora parlando di bici in acciaio, perfettamente utilizzabili e utilizzate. Non disegni Cad che rimangono all’interno di un PC. Bici che hanno percorso km, che hanno sofferto e che sono diventate oggetto di culto. Evidentemente apprezzate anche da chi fanatico di ciclismo non è. Non è il super sportivo che vive di pane e bicicletta a dipingerla sulla tela. E’ qualcuno che ha trovato questa macchina sublime attraente anche esteticamente oltre che tecnicamente.
Restauri di bici vintage
E se poi la bici non è nemmeno intera, ma rimane incompleta nel restauro, poco importa: il fascino in un qualcosa di grezzo, non finito, rimane. Rimane l’idea di un mezzo vero, costruito con un materiale nobile. Non si tratta di una semplice dicitura in un libretto di istruzioni. Il materiale infonde una sensazione. La bici è una sorta di compagna di viaggio. L’acciaio è sicurezza. E’ antico. E’ una certezza. E forse per questo diventa un culto, anche quando la bici non è finita o è stata smontata. Perchè l’acciaio – si sa – con un po’ di amore torna sempre a risplendere.
La bici di Elio
Vi lasciamo così, con queste considerazioni nate dall’ennesima bici restaurata e posta come oggetto di design in un salotto, il cui proprietario Elio ha orgogliasamente postato le foto sui socials. Ringraziamo i proprietari delle bici nel post per averci fornito le foto dei loro oggetti da collezione.