10 Giugno 1949: un giorno che passerà alla storia dello sport. Una frase che conoscono tutti: “« Un uomo solo è al comando; la sua maglia è biancoceleste; il suo nome è Fausto Coppi », pronunciata proprio questo giorno dal cronista Mario Ferretti. Siamo al Giro d’Italia, mancano solo 3 tappe al termine, Adolfo Leoni ha la maglia Rosa addosso, e tutti si aspettano un attacco di Fausto Coppi per la conquista della classifica finale. E’ la storica tappa Cuneo – Pinerolo, quella dove avverrà – a detta degli appassionati e di una classifica stilata da giornalisti sportivi di tutto il Mondo – l’impresa più bella della storia del ciclismo.

L’inizio di un giorno Eroico

Immaginate voi ora di essere alla partenza di una tappa che vede in programma Colle della Maddalena ( 1996 m), Col de Vars (2108 m), Col d’Izoard (2360 m), Colle del Monginevro (1854 m) e Colle del Sestriere (2035 m), per un totale di 254 km. Alle strade sterrate aggiungete una leggera pioviggina, e naturalmente ricordatevi dei mezzi meccanici dell’epoca, con rapporti e ingranaggi impensabili al giorno d’oggi. Tutto questo da solo basterebbe a mettere i brividi, e se poi aggiungete che questa tappa mostruosamente dura deve essere il vostro trampolino di lancio per recuperare terreno e attaccare, forse potreste pensare che sull’ultima si salita vi giocherete il tutto e per tutto. O forse sarà più complicato e visto che il Monginevro ed il Sestriere non hanno grandi pendenze la battaglia vera potrebbe già avvenire sull’Izoard e proseguire per oltre 100 km.

 

Daccordi - Accadde oggi: l'impresa più bella della Storia del Ciclismo

La scintilla del Campionissimo

Ma non è così che nasce quella che è giudicata dai giornalisti di tutto il Mondo l’impresa più bella della storia del ciclismo. Questa nasce grazie a quel qualcosa in più che portava dentro di sé Fausto Coppi, che sorprendendo tutti attacca sul Colle della Maddalena, ovvero la prima salita, lanciandosi in una fuga leggendaria in solitudine di 192 km. L’azione è portentosa, i distacchi sono leggenda pura. Scriverà Pierre Chany, giornalista dell’Equipe: “nella poltiglia del Maddalena, l’ho visto (Coppi) venire via dagli altri. Sfangava, quasi sollevando la bicicletta. Lo accompagnai fino a un paesino francese, mi pare Barcelonette. Lo lasciai andare. Entrai in una trattoria. Ordinai un pasto completo dagli ‘hors-d’oeuvre al caffè. Mangiai con tempi da buongustaio. Fumai una sigaretta. Chiesi il conto. Pagai. Uscii. Stava passando il sesto”.

Solo Gino Bartali si oppone, inseguendo da solo senza mai mollare come solo Ginettaccio poteva fare. Ma anche il suo distacco, complici 4 forature, sarà abissale: ben 11’52”. Terzo arriverà Alfredo Martini, il leggendario CT della Nazionale, a 19’14”. Dirà in seguito a riguardo di questa tappa: “Coppi ha fatto scattare Primo Volpi per primo sulla Maddalena per accendere le micce. Aveva progettato tutto. Fausto non combatteva tutti i giorni, a lui bastavano 2 tappe per vincere il Giro”.

 

 

 

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